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Tu chiamale se vuoi… emozioni

 

rita belfortiCosa sarebbe la vita senza emozioni? Se ci pensiamo bene noi viviamo per emozionarci ed evochiamo emozioni in ogni cosa che facciamo, ognuno a modo proprio. Viviamo emozioni attraverso il cibo, il buon vino, la musica, l’arte, il primo appuntamento, un volo in bungee jumping, la nascita di un figlio, vederlo crescere, una competizione sportiva, la velocità, la contemplazione, la fede, una vittoria, una sconfitta, un abbraccio, un addio, un film, un progetto realizzato, una delusione amorosa o un fiore che sboccia nel nostro giardino, e potrei continuare all’infinito perché in ogni cosa che fa parte della nostra vita c’è emozione. L’emozione stessa è sinonimo di vita e laddove non c’è emozione non c’è vita, perché la vita è movimento e non può sussistere nella staticità.

Le emozioni sono indispensabili alla vita e giocano un ruolo fondamentale nella biologia degli esseri viventi.

La gazzella che si sveglia ogni mattina in Africa sapendo di dover correre più forte del leone per non essere uccisa e il leone che, svegliandosi, sa di dover correre più della gazzella per non morire di fame, sono motivati entrambi da un’emozione ancestrale, la paura, l’input che mette l’individuo in contatto con la realtà, che gli permette di entrare in relazione con la necessità della gazzella di difendersi e del leone di nutrirsi e questa necessità può spingere l’individuo verso un cambiamento, una modificazione psico-fisica orientata al raggiungimento di un risultato utile: correre per sopravvivere!!

Cosa sono le necessità biologiche? Un contadino che zappa la terra per ore e ore, a furia di premere e sfregare le dita contro il legno dell’attrezzo, avrà mani callose e ruvide perché la pelle del contadino ha risposto alla necessità biologica di proteggersi attraverso l’inspessimento dell’epidermide per impedire alla pelle di lacerarsi.  

Questo dimostra che la Natura è finalizzata alla conservazione degli esseri viventi, o meglio che la Natura è governata da leggi e principi biologici tali da mettere in atto sempre la migliore strategia per reagire agli eventi con una modalità che ci permetta di trovare le soluzioni, cioè di esprimere al massimo il nostro potenziale biologico, il che è molto più che sopravvivere!

Se la necessità biologica fosse di proteggersi dall’aggressione verbale reiterata di un familiare o di un collega di lavoro, anche in questo caso la risposta potrebbe essere una reazione fisica, emozionalmente codificata, per esempio la crescita delle cellule intestinali per aumentare e migliorare l’assorbimento del cibo, al fine di digerire quel “boccone amaro”. In questo contesto, invece di un callo, vedremmo svilupparsi un adenocarcinoma duodenale, un esito giudicato più grave, ma in realtà non sarebbe molto diverso se ne guardassimo solo il puro senso biologico.

Ma se il contadino dalle mani callose diventasse improvvisamente ricco e smettesse di zappare la terra, in un paio di mesi la pelle delle sue mani potrebbe assottigliarsi e recuperare buona parte della sua morbidezza. Cosa pensate allora che potrebbe succedere alla persona che cerca disperatamente di digerire bocconi amari attraverso il suo tumore al duodeno, nel momento in cui riuscisse a guardare il mondo in modo diverso e comprendesse che il problema non è il fratello o il collega con il quale ha litigato, ma è la sua reazione emozionale dissonante, il suo modo di porsi non in linea con la sua esclusiva e personalissima modalità di percepire gli eventi, che gli permetterebbe di esprimere al massimo il suo potenziale?

Molto spesso siamo talmente focalizzati sul problema, o ci sentiamo totalmente vittime di esso, da non riuscire a vederne la soluzione, che per altro sarebbe lì davanti ai nostri occhi, essendo nient’altro che il problema stesso, ma invertito di polarità, lo stesso contenuto, ma di segno opposto, e così non ci permettiamo di vivere al meglio il nostro potenziale, blocchiamo inconsciamente quei processi che ci porterebbero spontaneamente e rapidamente alla soluzione, quindi al benessere, e rimaniamo incastrati in un loop di sintomi psico-fisici e di recidive.

Gli apparati biologici dell’essere umano sono tutti connessi tra loro in un unico sistema integrato in cui il cervello, il sistema nervoso e gli apparati di controllo funzionale come il sistema ormonale e quello immunitario, si scambiano continuamente informazioni. Queste informazioni sono veicolate da tante piccole proteine specifiche e il contenuto nativo di queste informazioni non sono altro che le emozioni.

Le emozioni nascono nel punto di congiunzione fra la mente e la materia, passando dall'una all'altra in entrambi i sensi e influenzandole entrambe. Le emozioni collegano inseparabilmente mente e corpo e permettono all’intelligenza intrinseca di tutte le cellule, il nostro guaritore interno, di portarci naturalmente verso l’equilibrio e il benessere.

Se un’emozione rimane intrappolata nei nostri tessuti e organi perché non utilizzata in modo appropriato, può richiamare delle risposte biologiche come una iper-proliferazione cellulare, cioè un tumore, ma anche una polmonite, un’ipertensione arteriosa o una malattia psichica, tutte manifestazioni che fanno parte di precisi programmi biologici e sensati della Natura. Possiamo affermare con certezza che le emozioni sono la chiave di volta nella genesi della cosiddetta malattia, tanto quanto lo sono nel percorso di consapevolizzazione che ci può portare verso il benessere psico-fisico.

Pensare alla malattia come a un errore da correggere è una grave inesattezza. La Natura non va corretta, ma va utilizzata. Questo significa imparare a non ostacolare i processi biologici che procedono già spontaneamente verso un percorso di benessere.

Se diventiamo consapevoli della capacità potenziale di intervenire sul nostro stesso organismo, possiamo assumere un ruolo più attivo nella nostra guarigione. Saremo più responsabili nel creare la nostra salute, come protagonisti dinamici e non come una macchina priva di identità, che aspetta di essere riparata dal meccanico perché non ha coscienza di sé. Questo è l’atteggiamento che molti di noi assumono quando vanno dal medico e consegnano nelle sue mani la propria vita e la propria malattia chiedendogli di guarirla, deresponsabilizzandosi e delegando in toto al professionista della salute il compito di decidere quali forme di intervento siano più efficaci per combattere la guerra e aprire il fuoco contro la malattia.

Quale cecità! Riprendiamoci le nostre vite e proviamo a comprendere il vero senso delle cose. Scopriremo di avere già tutti gli strumenti che ci servono per una vita migliore:

- un professore in medicina di fama mondiale con l’intera agenda degli appuntamenti prenotata a nostro nome 24 ore su 24, che si chiama Guaritore Interno;

- la più grande farmacia a produzione propria mai esistita dove vengono sintetizzati i principi attivi più sofisticati e privi di effetti collaterali, con varie sedi dislocate nei nostri organi e tessuti;

- un navigatore satellitare di ultima generazione con le mappe sempre aggiornate che evidenzia sempre qual è il percorso più utile e più breve da percorrere, attraverso le nostre emozioni.

La Natura ha già predisposto tutto con ordine e precisione. Siamo di fronte a un cambiamento epocale che non può lasciarci indifferenti. Le nuove frontiere della scienza e della medicina ci indicano che i tempi sono maturi perché ognuno esca dal torpore che lo ha mantenuto fin qui in uno stato di dipendenza dal sistema e di incertezza dei risultati, per riprendere possesso della propria vita e della propria salute, con la volontà di mettersi in gioco e di utilizzare tutti i meravigliosi strumenti di cui la Natura ci ha dotati e che molti di noi hanno fino ad oggi ignorato o considerato degli inutili optional.  

Dr.ssa Rita Belforti - Comitato scientifico dell’Accademia di Medicina Biologica Emozionale

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